“Altre volte però, il vecchio Ben si incastrava a tal punto nel suo stesso recinto da non riuscire più a liberarsi, e quando tornavamo a casa da scuola lo vedevamo là in fondo, a volte che si sbracciava e si divincolava e altre volte immobile, spento, con le braccia e le gambe lungo i fianchi, la giacca strappata e i jeans che sembravano il guscio di una qualche crisalide o di un altro insetto che cercava di uscire dal suo bozzolo.”
E sì, si tratta di racconti. Che ogni buon lettore dovrebbe desiderare. È un libro che parla di persone, e le persone di cui parla siamo anche noi, non importa quanto lontane da quelle narrate siano le nostre esperienze. È un libro che parla di gioie e di dolori, e di dolori nati dalle gioie. Non c’è nessun pugno nello stomaco, nessuna vicenda che di colpo ci getta nell’orrore e che così facendo ci porta a prendere una facile posizione. Qui non si prendono posizioni. Si condividono stati d’animo e si condivide un dolore che conosciamo ma che non siamo mai stati in grado di vestire di delicatezza, e del quale non vediamo le luci e le ombre. C’è il dolore fisico e c’è il dolore di una perdita. Ma il dolore vero è quello del ricordo: un padre, una gita, la consapevolezza della solitudine, la sensazione di qualcosa di ancestrale di cui non capiamo subito la grandezza. E qualche volta il ricordo può mischiarsi all’entusiasmo.
Parlando di un libro non ha senso dire che è bello, per tanti motivi che chiunque legga già conosce. Eppure questo è un libro bello. Per la scrittura di Bass che ammanta di delicatezza la verità pur non nascondendola, per la sensibilità che dà dignità alle esperienze umane senza volere renderle mitiche o mistiche. Perché avvicina al cuore degli uomini parlando di rocce o di alci. E perché è un libro che nonostante mostri il dolore è luminoso.
P.S.: Traduzione meravigliosa di Silvia Lumaca
“Il mondo-sotto-al-mondo, il mondo di pietra su cui riposava il mondo dei vivi, era nato per i bambini quella notte, e loro avevano cominciato a comprendere che anche lui era vivo – anche se la sua vita procedeva a una velocità diversa, e anche se questo sapere poteva sconvolgere le certezze dei loro genitori – loro stavano cavalcando sulla schiena della terra, e sotto il mondo di pietra ce n’era persino un altro, un terzo mondo, sulla schiena del quale cavalcava la pietra, e che quel terzo mondo era il fiume e la corrente del tempo.”
Rick Bass, “La vita delle rocce”, trad. Silvia Lumaca, ed. Mattioli1885