Recensioni della libraia – 1849 Lilliana e altri racconti

Questa è una raccolta nella quale la semplicità delle storie non ha nulla di scontato. Sienkiewicz ci presenta due mondi: quello polacco e quello americano, quest’ultimo visto da una prospettiva “privilegiata” di europeo che accetta le nuove realtà e un’ impostazione di vita diversa da quella a cui è abituato, ma lo fa con una cultura e un bagaglio di tradizioni che non appartengono all’America e che lo aiutano a vedere le cose nello stesso tempo con partecipazione e con un certo distacco. I temi dei racconti sono tanti in verità:

– la durezza della vita in Polonia, paese poverissimo nel quale le condizioni di vita dei più umili sono estreme, e l’arroganza di chi governa è feroce:

“Stava, d’inverno, seduto dietro la stufa e piagnucolava sommessamente per il freddo, talvolta anche per la fame, quando la mamma non aveva nulla da mettere sulla stufa né nella pentola”

“Non c’era dubbio alcuno che a un ragazzo polacco in una scuola tedesca accadeva di udire molte cose che ferivano i suoi sentimenti più profondi, e che erano la negazione diretta, oppure il disprezzo o la beffa, del paese, della lingua, delle tradizioni patrie, di tutto ciò insomma che in casa gli avevano insegnato a rispettare e ad amare”

– la nostalgia di casa che improvvisamente scende sull’emigrato ormai convinto di essersi abituato ad un mondo differente:

“Ecco: quarant’anni erano passati dacché non aveva più visto il suo paese, e Dio sa da quanto tempo non udiva il linguaggio natio; e ora quella lingua era venuta fino a lui, aveva varcato l’oceano e aveva trovato lui, solitario, nell’altro emisfero, quella lingua tanto amata, tanto cara, tanto bella”

– l’amore: quello per la donna angelicata che vediamo nel racconto Lilliana, la ragazza (meglio “la fanciulla”) che, durante un complicatissimo viaggio dal Mississippi alla California, ruba il cuore al comandante della carovana, uomo tutto d’un pezzo il quale improvvisamente si trova a dover gestire sentimenti nuovi e a ragionare su cosa sarebbe l’uomo se non avesse qualcuno con cui condividere la propria esistenza. Le parole di Rodolfo su questo suo amore rimandano immediatamente alla Beatrice dantesca:

“…quella giovinetta possedeva evidentemente un cuore molto dolce e tenero”, o ancora “…nessuno mi biasimò, perché tutta quella gente nutriva affetto per Lilliana”, e addirittura ” … gli occhi azzurri e quasi angelici”…)

“Tanto gentile e onesta pare la donna mia, quand’ella altrui saluta […] mostrasi sì piacente a chi la mira che dà per li occhi una dolcezza al core, che ‘ntender no la può chi no la prova”.

-il disprezzo per i tedeschi che troviamo un po’ ovunque, in Polonia e in America, e che ha nel racconto intitolato Sachem un esempio molto forte;

-l’America degli emigrati e dei pionieri, e ancora tanto altro sulla natura umana…egoismi, incoscienza, mancanza di consapevolezza…

E infine ci sono alcune considerazioni sulla scrittura di H.S. che sono quelle che mi fanno dire come non sia una lettura scontata per l’apparente semplicità delle storie. Anzi, l’approccio può essere complicato dal fatto che si è scelto, saggiamente a mio avviso, di non svecchiare il linguaggio, proprio della seconda metà del 1800.

A chi è abituato al mordi e fuggi letterario questi racconti potranno risultare perlomeno anomali. In realtà sono un incredibile specchio di quei tempi, di come si vivevano i propri sentimenti, di come si viveva il razzismo (anche il proprio); un linguaggio moderno che raccontasse i medesimi avvenimenti li ridurrebbe senza dubbio a qualcosa di più banale; invece ci troviamo davanti ad un mondo diverso (a volte) dal nostro, e ad un diverso modo di pensarlo, e da qui tutto il valore di testimonianza, fosse anche romanzata.

Termino con una raccomandazione vera per alcuni dei racconti presenti: attenzione perché “lontano dal linguaggio contemporaneo” non significa sempre “lontano dal sentire”.

Henryk Sienkiewicz, 1849. Lilliana e altri racconti, Readerforblind, € 18,00

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