
NO SPOILER, se volete conoscere la trama qui non la trovate. Qui trovate il motivo per cui leggerlo.
California, un momento imprecisato di un futuro vicino che potrebbe essere già presente.
Una California sfigurata da decine di incendi, come siamo ormai abituati a vederla da anni, e proprio perché spaventosamente identica a quella che conosciamo produce una sensazione inquietante di mondo apocalittico e reale.
Ambientalisti che si nutrono dei propri “lutti ambientali” ma che si limitano a quello, chiusi nella loro comunità, rifiutando di fatto di fare la propria parte in modo attivo (“Al ritmo con cui accadono questi disastri, dobbiamo sempre passare oltre, forse prima di quanto vorremmo. È un fardello pesante essere lo spartiacque della sofferenza di un pianeta intero, i testimoni dell’ultimo saluto della natura“); leoni da tastiera, scatole vuote da riempire con cretinate televisive e cinematografiche, che colmi di immagini e pensieri inseriti da altri e accolti acriticamente sono ormai diventati complottisti sul nulla…
In questo ambiente e tra queste persone si muovono Patrick, Alison e Cassidy. Vite diverse e condivise, nelle quali ognuno ha un bisogno vitale e nessuno la forza interiore di dare priorità a quel bisogno.
Tre coscienze che sembrano senza speranza: chi sente la necessità di rimanere ancorato alla realtà ma è incapace di decidere della propria strada; chi, soffocato dall’ansia ambientalista, sembra per un momento ricomporre le proprie priorità ma lasciando che restino un esercizio mentale; chi potrebbe, vorrebbe, agire, ma è lasciato solo e siccome non viviamo nel mondo perfetto…
Intorno a loro, un mondo di personaggi che sembrerebbero assurdi se non fossero così tristemente reali, e poi il denaro, l’egoismo, la falsa percezione di sé stessi, il nulla espresso dall'”idea di oggetto” perché l’oggetto in sé non è più di moda, nessun concetto ma forme vuote, vite vestite con abiti scelti da altri.
Distopico si e no. Inquietante sicuramente. Ma l’inquietudine, almeno fino all’ultima parte, è espressa quasi con grazia. È questo che dà un tocco particolare alla narrazione.
“Il fuoco basso, terrestre, si muove come liquido sul terreno, un liquido alieno, denso di luce che sale su colline e tronchi, che dalla robusta base del chaparral corre ad abbracciarne i rami e scaldare le spesse foglioline dentute finché non fioriscono fiamme”.
Le parole scelte per descrivere scene o stati d’animo risultano quasi delicate, non c’è nulla di spaventoso. Sul momento.
Sono parole che “scendono” bene, vengono recepite senza scossoni. Quelli arrivano qualche secondo dopo, quando si è già al paragrafo successivo e improvvisamente viene da pensare “No, aspetta un momento”, e si torna indietro, a rileggere la frase precedente, che improvvisamente ha un sapore diverso, come diverso è il sapore di AQVA rispetto all’acqua (posso solo dire che AQVA e acqua sono gli altri protagonisti del romanzo).
Il mio ringraziamento di libraia a Black Coffee per le scelte editoriali sempre “diverse”. Scelte che hanno qualcosa da dire, ma non lo sbandierano come fosse uno striscione pubblicitario e che per questo motivo forse scendono più in profondità.
Alexandra Kleeman, “Qualcosa di nuovo sotto il sole”, Ed. Black Coffee, trad. Sara Reggiani, € 18,00