Recensioni (personalissime) della Libraia – Addio e ancora addio

Addio e ancora addio, Larry Watson, ed. Mattioli 1885, trad. Nicola Manuppelli, € 18,00.

Vecchio cowboy, Calvin Sidey non si è mai adattato al cambiamento dei tempi, anche in ragione del fatto che la morte della moglie lo ha gettato in una disperazione cattiva e cieca che egli ha inutilmente tentato di soffocare nell’alcol. Ma se bere non è servito ad annullare i ricordi, l’uomo invece sembra essere riuscito a distruggere l’adolescenza dei figli, complice la propria incapacità di accettare realtà e responsabilità non condivise. Calvin è l’Eastwood di Gran Torino, l’ uomo tutto d’un pezzo, con i propri principi, giusti o sbagliati che siano, e la propria convinzione che per ottenere giustizia bisogna occuparsene personalmente (sospettando che il cane dei vicini sia il colpevole dei rifiuti sparsi nel vicolo, egli minaccia i proprietari di uccidere l’animale al primo incidente simile, per esempio). 

Può darsi che questo cowboy non sia stato pensato per essere una figura positiva, perché è evidente che alcune azioni siano dettate da giudizi errati e preconcetti, e che se nessuno lo fermasse le sue reazioni condurrebbero ad una catena di insensatezze criminali e devastanti. 

Eppure: decide di sfidare sé stesso a smettere di bere, mettendosi alla prova ogni giorno con un suo metodo personale; 

quando il figlio, combattuto tra una sorta di affetto e il disprezzo per essere stato abbandonato, gli chiede aiuto per occuparsi dei due nipoti, Calvin obbedisce ad un personale senso del dovere; 

quando la vicina di casa cerca di convincerlo che la giustizia privata non è una soluzione, questo vecchio, pur proseguendo per la propria strada, intuisce che forse dentro di sé qualcosa si sta incrinando.  

In ultima analisi Calvin capisce benissimo che il suo è un sistema di vita che appartiene al passato e per il quale ormai non c’è più spazio ma, guardandosi attorno, non riesce a trovare un valore con cui poterlo sostituire, e in una certa misura noi giustifichiamo quest’uomo anche mentre lo condanniamo: pur scorgendone tutte le asperità, il maschilismo insano, l’egoismo, l’incapacità o l’indifferenza ad adattarsi, lo vediamo tuttavia circondato da personaggi che forse sono più problematici di lui. E lo sono perché mentre l’uno segue una morale e un’idea di giustizia o di difesa elementari, e per questo discutibili in una società complessa, gli altri sono fondamentalmente fermi in un immobilismo fatto di pensieri e di parole.

Per un uomo che agisce troppo, Calvin, c’è una famiglia, un quartiere e un’intera città che non fanno che ragionare, disquisire su cosa sia giusto e cosa sbagliato, su come andrebbero fatte le cose. Persone che di fatto non prendono iniziative ma parlano molto di cosa si dovrebbe fare, e ciò sembra basti loro per sentirsi totalmente dalla parte della ragione.

 La linea che divide il giudizio su un giustiziere (il male) da quello sulle convenzioni sociali più stabili (il bene) è molto sottile, e fa sì che il lettore si senta trascinato ora di qua e ora di là. Chi invece riesce a prendere le misure, seppur dolorosamente, all’uno e agli altri sono due ragazzi, Ann e Will, ma il come dovrete scoprirlo da soli. 

“Addio e ancora addio” può sembrare una lettura più semplice di quanto in realtà non sia. È un libro che parla di eccessi: eccesso di fiducia in sé stessi e nel proprio giudizio, eccesso di “non detto” ed eccesso di parole, eccesso di sofferenza ed eccesso di timori.

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