
“Quando un’ape ti punge, poi le scoppia il cuore. Lo sapevi Lenny? […] Non è vero, interviene Teresa. Succede solo quando l’ape cerca di scappare, le si stacca il sedere e muore. Ma lo sanno che poi muoiono? chiedo io. Ay, Ana, ma non l’hai ancora capito? Tutte le femmine devono fare sacrifici per il bene della colonia. Pungono per proteggere fratelli e sorelle. E sono pronte a tutto per difendere la regina. Ogni colonia ha bisogno di una regina. Per quello le danno da mangiare tutta quella gelatina, così diventa grande e grassa e depone tutte le uova che deve.”
Questo è un romanzo di formazione tutto al femminile. Ana, quindici anni, parte dalla Repubblica Dominicana per diventare donna a New York. Non è una scelta. O almeno non è una scelta sua. Ma sua è la responsabilità di offrire una vita migliore alla sua famiglia: un padre reso quasi inesistente dalle delusioni regalate dalla vita, una madre che apparentemente è una leonessa – o l’ape regina – e che si batte con le unghie e con i denti per assicurare un futuro ai figli e a sé stessa. Costi quel che costi.
La famiglia gioca un ruolo fondamentale, è il motore di quasi tutte le scelte di vita di Ana. Lei vuole fortemente dare una possibilità ai fratelli e alla sorella, e questo la porterà ad ingoiare delusioni e dolori (ma anche a far crescere in sé una consapevolezza diversa dei propri desideri). E’ una famiglia presente soprattutto quando è assente. Ogni giorno quando Ana si troverà di fronte a scelte e decisioni, lo farà sulla base di cosa direbbe la madre e di come queste scelte potrebbero influire sulla vita dei fratelli.
Ana è una figlia che pur nello sconforto capisce perfettamente quale sia il suo ruolo e il suo compito su questa terra. E non vuole sottrarsi. Scopre che desideri e ambizioni non vanno sempre d’accordo con doveri e responsabilità, ma, poco alla volta, scopre anche che una volontà forte potrebbe forse portarla dove vuole arrivare.
Dominicana è ambientato negli anni ’60, e sullo sfondo ci sono la morte di Kennedy, quella di Malcom X, la Baia dei Porci, il periodo post Trujillo e l’appoggio americano alle rivolte dominicane. Ma quasi tutto questo resta, appunto, sullo sfondo, mentre ha spazio dominante la lotta politica nel paese d’origine che, inizialmente come “sentore” e poi come sostanza reale, incide sugli avvenimenti di questa famiglia. E interessante è anche la rappresentazione della guerra tra poveri, dove non ci sono solo attriti tra bianchi e neri, ma neri che odiano i dominicani, dominicani che odiano i portoricani, e portoricani che odiano i neri. Come d’altronde è sempre stato nella storia.
Bella lettura, interessante visione degli accadimenti – sia della Storia che della vita quotidiana – da un punto di vista a latere rispetto a quelli che siamo abituati a considerare. E non guasta nemmeno che rimanga, pur con le sue parti dure, una lettura sostanzialmente gradevole, di quelle che portano a considerazioni e giudizi mostrando però anche i lati piacevoli delle vite.