
In un angolo del continente nordamericano c’è Crosby, nel Maine: un luogo senza importanza che tuttavia, grazie allo sguardo della Strout, diviene lo specchio di un mondo più ampio. Perché in questo piccolo villaggio c’è una donna che regge i fili delle storie, e delle vite, di tutti i suoi concittadini. È Olive Kitteridge, un’insegnante in pensione che, con implacabile intelligenza critica, osserva i segni del tempo moltiplicarsi intorno a lei, tanto che poco o nulla le sfugge dell’animo di chi le sta accanto: un vecchio studente che ha smarrito il desiderio di vivere; Christopher, il figlio, tirannizzato dalla sua sensibilità spietata; un marito, Henry, che nella sua stessa fedeltà al matrimonio scopre una benedizione, e una croce. E ancora, le due sorelle Julie e Winnie: la prima, abbandonata sull’altare ma non rassegnata a una vita di rinuncia, sul punto di fuggire ricorderà le parole illuminanti della sua ex insegnante: «Non abbiate paura della vostra fame. Se ne avrete paura, sarete soltanto degli sciocchi qualsiasi». Con disarmante onestà, in Olive Kitteridge si accampano i vari accenti e declinazioni della condizione umana – e i conflitti necessari per fronteggiarli entrambi.
Ndl: è un romanzo fatto di racconti, il cui trait d’union è questa donna, talmente vera da portarci ad amarla e odiarla nello stesso tempo. Una donna spesso, spessissimo, indisponente, ma vi giuro che tutti conosciamo qualcuno come lei. E per questo è adorabile (anche se la prendereste a sberle più spesso che no).
Elizabeth Strout, “Olive Kitteridge, Fazi, € 18,50