Due livelli di narrazione: il romanziere che ci racconta cosa sta accadendo, e il protagonista che ci racconta cosa è accaduto, che ci racconta momenti della sua vita.
Due stili differenti: quello contemporaneo e quello di un ultrasettantenne di ottima cultura e ottima educazione, che pensa, parla e scrive con una sensibilità diversa dalla nostra.
Due livelli che dopo un po’ non si distinguono più perché si entra talmente nella vita e nella testa dei personaggi, e questo comporta così tante considerazioni da parte del lettore, che non ci si accorge di passare da un piano all’altro.
Come mi ha scritto una lettrice e cliente, un libro che parla alla testa. Un libro con un finale meraviglioso.
Quello che ho apprezzato in assoluto è stato il piacere di tornare alla lettura lenta. Ma attenzione: non è lo svolgersi degli avvenimenti ad essere lento. Semplicemente si tratta di un romanzo a cui puoi dedicare anche cinque ore al giorno, ma ogni frase è lì che aspetta di depositarsi nella coscienza.
L’ultima stagione, D. Robertson, Nutrimenti