
Da quando questo romanzo è uscito in Italia ho sempre letto che si tratta di un romanzo di formazione.
E’ qualche cosa di più.
Un romanzo di formazione era il primo libro di Doig pubblicato in Italia, “Il racconto del barista”.
Questo è UNA FAVOLA DI FORMAZIONE. E come in una favola c’è magia, c’è sorriso, lacrime e commozione.
Ci sono i personaggi propri del genere, la fata madrina e la strega cattiva (con un carattere paurosamente simile alla Medusa de “Le avventure di Bianca e Bernie”).
Soprattutto c’è l’America, il sogno del West ancora negli anni ’50, gli hobo di Steinbeck. E se Donal (senza “d” finale) è il protagonista bambino del romanzo, lo stupore del sogno e di questa meraviglia è affidato all’attempato Herman, cresciuto da tutt’altra parte del mondo con la visione romantica di indiani e cowboys che avevamo noi quando da bambini restavamo alzati per vedere i film di John Ford. Io, come forse avrete notato, non spoilero nulla della trama. Se vi fidate però fate bene.