L’albero dei desideri

Dulcie è una bambina di otto anni che la sera prima del suo compleanno s’infila nel letto col piede sinistro e rigira il cuscino prima di poggiarci la testa: tanto basta perché al suo risveglio il mondo prenda una piega del tutto inaspettata e bizzarra. Appena riapre gli occhi, invece della mamma e del fratellino, trova un bambino dai capelli rossi e dagli occhi picchiettati d’oro, sbucato da non si sa dove per trascinarla in un viaggio che si rivelerà pieno di stranezze, magie, sorprese belle e brutte, alla ricerca di un albero capace di esaudire i desideri. Un po’ Alice e un po’ Dorothy del Mago di Oz, Dulcie si aggirerà in un paesaggio sospeso tra il nonsense e la realtà, in compagnia di una piccola brigata di bambini e adulti che invece di trovare l’albero s’imbatteranno in un san Francesco dalla barba-nido di mille uccellini. Grazie a lui Dulcie scoprirà che «se sei di quelli che aiutano le creature indifese, non hai bisogno dell’Albero dei desideri per far avverare i tuoi» l’importante è non avere solo desideri egoisti, che fanno a pugni con quelli degli altri. Una fiaba col finale di una favola, un mulinello magico e onirico, in cui a tratti galleggiano spezzoni di realtà e invenzioni linguistiche. Grazie alla felice interpretazione figurativa di Eloar Guazzelli, artista brasiliano appassionato lettore di Faulkner, L’albero dei desideri si presenta al pubblico italiano con tutta la sua carica di mistero, con le sfumature di blu e glicine che dominano il paesaggio del racconto. Una raffigurazione a due colori che esalta quella mescolanza di natura irruenta e di manufatti sgangherati e decadenti in cui c’è tutto il Sud faulkneriano che trascolora nella sensibilità di un artista che viene dal Sud di quel Sud.

William Faulkner, “L’albero dei desideri”, Donzelli, € 13,50

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