
Le storie di caccia che animano La grande foresta compongono, come i capitoli di un romanzo, un’unica, grande storia: quella della conquista di una maturità che per il giovane Ike McCaslin si compie quando uccide la prima preda – o forse nell’istante in cui la preda lo riconosce abbastanza uomo. Perché la foresta di Faulkner è luogo fisico e proiezione metafisica, e l’uomo, attraverso il rituale della caccia, vi giunge a comprendere se stesso e la propria identità in rapporto agli altri e soprattutto rispetto alla natura. Una natura selvaggia e nobile, potente e senza tempo, il cui simbolo è il Vecchio Ben, inseguito in ossequio a codici e cerimoniali tramandati di padre in figlio, e condivisi tanto dagli ultimi indiani Chickasaw quanto dai bianchi, poveri e ignoranti oppure «aristocratici» come i McCaslin e i De Spain. Una continuità morale, armonica, che tuttavia proprio Ike vedrà tramontare quando i suoi nipoti andranno a caccia senza più regole.
William Faulkner, “La grande foresta”, Adelphi, € 18,00