
Il segno rosso del coraggio rese Stephen Crane tra i più importanti romanzi della narrativa americana, celebrato da H.G. Wells, fonte di ispirazione per Joseph Conrad, racconta le vicissitudini del giovane soldato Henry Fleming durante la Guerra Civile. Un lungo sguardo scettico e disincantato su di un mito celebrato della storia statunitense: Nord e Sud, Unionisti e Confederati, governativi e «ribelli», «Blu» e «Grigi», nel conflitto con più morti di tutta la storia americana. È un ragazzo soldato che racconta, in bilico tra il desiderio di essere un eroe e la paura dominante, la calcolata viltà e l’automatica violenza. Il segno rosso del coraggio è anche un romanzo psicologico; anzi, trattandosi d’un libro che rispetta fedelmente le unità di tempo e di azione, bisogna dire che una percentuale insolitamente importante dell’azione ha luogo nella mente del protagonista. L’analisi delle pulsioni elementari che spingono Henry Fleming (ma per l’autore e per noi è sempre e soltanto “il ragazzo”) è un capolavoro non soltanto di introspezione psicologica, ma di studio delle dinamiche di gruppo». Scene da tutti gli angoli del campo di battaglia si riflettono nella mente e negli occhi del «ragazzo», e il lettore, il quale trepida per la sorte di lui, è contagiato dalla febbre della fuga e dell’azione, rivive il primo incontro con la morte, lo strazio dell’ultimo addio, gli attimi di pietà per il nemico, l’affiorare dei ricordi di casa.
Stephen Crane, Il segno rosso del coraggio, Sellerio, € 14,00