Big Sur

“Big Sur” è il romanzo della resa. Resa alla causa, cioè la sua angoscia esistenziale, e alla sua diretta conseguenza, cioè l’alcol. Se prima gli amici, i viaggi, le ragazze, erano vissuti come una possibile guarigione dal male di vivere, in “Big Sur” c’è solo la bottiglia. Tutti i romanzi di Kerouac sono autobiografici, ma lui ha la capacità di rendere universale la propria storia individuale e questo ci fa identificare perché parla anche di noi. In Kerouac poi, autobiografico è anche lo stile, cioè la prosa spontanea che inventò a partire da “Sulla strada”. Le ultime pagine del romanzo contengono un lungo poema intitolato “Mare”, dove lo scrittore cerca di tradurre in parole la voce del mare. Per scrivere questo strano e a volte incomprensibile poema, Kerouac passò molte notti sulla scogliera di “Big Sur”, ascoltando l’oceano e non smise di scrivere fino a quando  non fu convinto di aver fatto del suo meglio. A parte il poema sul mare, il romanzo contiene un unico tema, quello della fuga. Kerouac fugge dal se stesso alcolista metropolitano per ritrovarsi ad essere un alcolista naturista. Rappresenta la sua parabola discendente, non c’è più l’epopea della strada sotto l’ala protettrice di Neal Cassady, non ci sono più gli amici che gli insegnano come sfuggire alla disperazione con il buddismo, come aveva tentato Gary Snyder, non c’è più nulla cui aggrapparsi. Al successo di “Sulla Strada” era seguito un periodo di tristezza e fastidio dovuti all’essere considerato lo scrittore delle scorribande per bar e locali. Per questo era fuggito da Long Island ed era andato a San Francisco, dove Ferlinghetti che gli aveva offerto di rifugiarsi nel suo capanno a “Big Sur”, regione costiera della California. A Big Sur c’era andato e per tre settimane si era sentito bene. Ma tornato a San Francisco ricomincia a fare la solita vita attaccato alla bottiglia, poi con Ferlinghetti torna a Big Sur. E bere sembra l’attività prevalente della comitiva. Quindi  Kerouac si ritrova prigioniero del rimorso e l’angoscia che lo prendono ogni volta che tenta inutilmente di allontanarsi dalla bottiglia. Nel romanzo c’è una descrizione dell’alcolismo: lingua bianca e disgustosa, denti macchiati, capelli secchi, occhi cisposi, perfino bava agli angoli della bocca e poi quella “sensazione contorta di non più, di mai più”.
Kerouac scrive queste righe a 38 anni. Morirà a 46 proprio per gli eccessi dovuti all’alcol. “Big Sur” è il racconto dell’ultima battaglia contro l’alcol. 

Jack Kerouac, “Big Sur”, Mondadori, € 10,00

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