
In realtà si chiamano Tim e Jake i due fratelli. E’ una storia il cui ritmo incalzante è pieno di momenti di intimità che non sono “raccontati” da lunghe conversazioni, ma colti nei gesti, in pensieri improvvisi, in ricordi appena accennati, come flash, e che risvegliano nel lettore tutto il mondo affettivo di una famiglia. Non necessariamente, o non solo, quella dei due protagonisti, ma di quello che normalmente è una famiglia. La storia potrebbe anche sembrare assurda e inverosimile nella sua eccentricità, ma per il lettore questo aspetto passa in secondo piano, o forse nemmeno esiste. Sono i dialoghi, le espressioni facciali, le fotografie della memoria, che ne fanno una storia assolutamente plausibile. Perché leggendo il romanzo non aspettiamo solo di capire che fine faranno questi due uomini e il “loro” cavallo, aspettiamo proprio di sentire i loro scambi, di vedere le loro facce, di leggere le loro reazioni emotive ai fatti.
La bravura di Keevil sta nel raccontare un’ottima storia ma di farci innamorare di due personaggi nella cui psicologia l’autore entra in modo così perfetto e umano da farci pensare che ogni azione, ogni reazione dei due uomini, non avrebbe potuto essere diversa, comunque la si voglia guardare.
PONCHO E LEFTY, Tyler Keevil, Jimenez edizioni